Diagnosi
La diagnosi della malattia di Parkinson è spesso complessa e parte dalla storia clinica del paziente e da un esame neurologico. Esistono infatti numerose altre malattie e situazioni cliniche da escludere prima di poter parlare di Parkinson.
Alcune organizzazioni mediche hanno creato alcuni criteri per facilitare il processo di identificazione e di diagnosi: devono essere presenti bradicinesia e rigidità, tremore a riposo o instabilità posturale. Inoltre devono essere presenti almeno tre delle seguenti caratteristiche: esordio unilaterale, tremore a riposo, progressione nel tempo, asimmetria dei sintomi motori, risposta al precursore della dopamina per almeno cinque anni, decorso clinico di almeno dieci anni e verificarsi di discinesie indotte dall'assunzione eccessiva di precursore della dopamina.
Analisi strumentali quali la risonanza magnetica ad alto campo, la SPECT con DaTSCAN, la PET cerebrale, la tomografia computerizzata e la risonanza magnetica servono da supporto soprattutto per escludere altre patologie con sintomatologie simili.
Si suggerisce di valutare periodicamente la diagnosi, sulla base dei cambiamenti nella progressione della malattia.
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