Terapia Glioblastoma: Prima linea
LA CHIRURGIA
La chirurgia dovrebbe essere la prima modalità terapeutica per il GBM[1]
L’obiettivo ottimale della chirurgia nei gliomi è la resezione completa[1]
Tuttavia, dato che il GBM è un tumore infiltrante, una resezione completa è virtualmente impossibile e la recidiva è quasi inevitabile[1]
Dal momento che una chirurgia curativa non è possibile, l’unico obiettivo perseguibile nella maggior parte dei pazienti è la riduzione della
massa allo scopo di:
- decomprimere con conseguente sollievo dai sintomi di ipertensione endocranica
- migliorare la qualità di vita
- possibilmente, prolungare la sopravvivenza[1]
Tutti i pazienti dovrebbero essere sottoposti ad una resezione tumorale che sia il più estesa possibile poiché, grazie alla conseguente riduzione di cellule neoplastiche nella cavità chirurgica, potrebbe aumentare la possibilità di risposta alla radioterapia e/o alla chemioterapia, oltre a ritardare la progressione[1]
LA RADIOTERAPIA
La radioterapia frazionata post-operatoria a fasci esterni è il trattamento standard con un livello di evidenza 1[1]
La radioterapia consente approssimativamente di raddoppiare la sopravvivenza globale in studi randomizzati rispetto alla chirurgia da sola o seguita da chemioterapia[1]
La radioterapia, che deve iniziare entro 6 settimane dall’intervento, è praticamente obbligatoria per tutti i pazienti con GBM[1]
- Con la dosimetria moderna altamente sofisticata e computer-guidata, vengono somministrati 60 Gy in 30 frazioni in 6 settimane, su un volume bersaglio definito usando un margine di 2-3 cm di tessuto attorno al perimetro della lesione captante contrasto alla scansioni TC/ RMN preoperatorie (campo limitato)[1]
- La radioterapia panencefalica dovrebbe essere somministrata solo nei casi di:
1) gliomi multifocali
2) gliomi che oltrepassano la linea mediana con un livello di evidenza di tipo C1
LA CHEMIOTERAPIA
Chemioterapia - L’attuale standard terapeutico per i pazienti con glioblastoma è temozolomide (75 mg/m2/die) per tutta la durata della radioterapia (60 Gy /30 frazioni) per un massimo di 7 settimane seguita da 6 cicli di temozolomide adiuvante (150-200 mg/m2 x 5 giorni, ogni 28)[3]
L’applicazione della chemioterapia nei gliomi è stata rallentata dall’elevata chemioresistenza delle neoplasie gliali e la presenza della barriera ematoencefalica[3]
L’attuale raccomandazione è basata sui risultati dello studio randomizzato di fase III EORTC 22981/26981[1]
I pazienti trattati con temozolomide concomitante alla radioterapia e, a seguire, adiuvante hanno ottenuto un miglioramento statisticamente significativo della sopravvivenza libera da progressione (5 mesi vs 6,9 mesi p<0,001), della sopravvivenza mediana (12,1 mesi vs 14,6 mesi p<0,001) e della sopravvivenza a 2 anni (10,4% vs 26,5%). Una recente rianalisi dei dati dopo un più lungo follow-up mediano (45,9 mesi) ha confermato che l’aggiunta di temozolomide alla radioterapia è in grado di produrre un vantaggio molto significativo, con una sopravvivenza a 2, 3 e 4 anni pari al 11,2, 4,3 e 3,8% nel braccio della sola radioterapia rispetto al 27,3, 16,7 e 12,9% nel braccio del trattamento concomitante (p>0,0001)[3]
Bibliografia
- Brandes AA et al. Glioblastoma in adults. Crit Rev Oncol Hematol 2008; 67 (2): 139-152.
- Ahmadloo N et al. Treatment outcome and prognostic factors of adult glioblastoma multiforme. J Egypt Natl Canc Inst 2013; 25(1): 21-30.
- AIOM – Linee guida. Neoplasie cerebrali.