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      Epilessia

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    Epilessia: trattamento

    La diagnosi è fondamentale per la scelta del trattamento. I trattamenti attualmente disponibili riescono a controllare le crisi circa nell’80% dei pazienti. Il restante 20% ha invece crisi completamente o parzialmente resistenti al trattamento. E’ importante cominciare il trattamento il più precocemente possibile dopo la diagnosi. Un trattamento più tardivo, a crisi ormai instaurate, è generalmente meno efficace. 

    Trattamento farmacologico dell'epilessia

    La maggior parte dei pazienti affetti da epilessia potrà evitare la comparsa delle convulsioni assumendo un farmaco anti-epilettico. In alcuni casi il farmaco potrà solo ridurre la frequenza o l’intensità delle crisi epilettiche. 

    Dopo qualche anno dalla scomparsa delle convulsioni, oltre la metà dei pazienti pediatrici affetti da epilessia e numerosi pazienti adulti potranno interrompere l’assunzione dei farmaci e condurre una vita normale senza più sperimentare crisi epilettiche. 

    La scelta del farmaco più appropriato può risultare complessa e si baserà su diversi fattori, per es. tipo di epilessia, frequenza delle convulsioni, età, ecc.. Il trattamento prevede solitamente l’assunzione di un singolo farmaco a un dosaggio relativamente basso, che viene gradualmente incrementato fino a ottenere un controllo completo delle crisi epilettiche. Il paziente dovrà essere sottoposto a prelievi periodici di sangue per controllare le concentrazioni del farmaco, affinché non risultino tossiche. Solo nel caso in cui un singolo farmaco non dovesse fornire risultati soddisfacenti sarà possibile somministrare delle associazioni di farmaci, che sono in genere meno tollerate della ionoterapia.

    Gli effetti indesiderati dei farmaci anti-epilettici sono generalmente minori, come affaticabilità, capogiri o aumento di peso.

    Meccanismo d’azione dei farmaci antiepilettici:

    Nell’epilessia si instaura a livello cerebrale uno squilibrio tra le principali vie di neurotrasmissione, quella eccitatoria (glutammatergica) e quella inibitoria (GABAergica): questo squilibrio innesca così l’accensione o “firing” neuronale, scatenando la crisi epilettica.

    In tale squilibrio giocano un ruolo determinante i meccanismi di regolazione della soglia, della durata e della propagazione dell’evento convulsivo:

    • canali ionici voltaggio-dipendenti di Na+,K+,Ca2+
    • canali ionici ligando-dipendenti di glutammato e GABA

    L’azione dei farmaci antiepilettici consiste in:

    • Inattivazione dei canali del Na+ voltaggio-dipendenti
    • Inibizione dei canali del Ca2+ voltaggio-dipendenti di tipo T
    • Potenziamento della trasmissione GABAergica

    Sono numerosi i farmaci indicati per il trattamento dell’epilessia. Molti sono indicati solo per la cura delle crisi parziali e, almeno per ora, come terapia aggiuntiva. Oltre alla maggiore tollerabilità, i farmaci più recenti, cosiddetti di seconda generazione, hanno il vantaggio di non avere bisogno dell'esecuzione di prelievi periodici per misurarne la concentrazione nel sangue, perché tale concentrazione è già prevedibile con sicurezza in base alla dose somministrata.

    I farmaci antiepilettici possono causare alcuni effetti collaterali, per lo più minori, che comprendono:  affaticamento, senso di instabilità e vertigini, incremento in peso, perdita di densità ossea, eritemi cutanei, perdita di coordinamento, problemi di linguaggio, di memoria e cognitivi. Gli effetti collaterali gravi (osservati raramente) includono: depressione, pensieri e comportamenti suicidari, grave rash cutaneo, danno epatico. 

    Chirurgia dell'epilessia

    L’intervento chirurgico può essere preso in considerazione quando i farmaci non controllano adeguatamente le crisi e se i test dimostrano che le convulsioni hanno origine in un’area ristretta e ben definita del cervello che non interferisce con funzioni vitali quali linguaggio, visione, udito o con la funzione motoria. Il chirurgo asporterà quindi l’area cerebrale responsabile dell’insorgenza delle convulsioni. Le forme più facilmente trattabili con la chirurgia sono quelle focali o le multifocali monolaterali. L’intervento chirurgico può permettere una riduzione del dosaggio dei farmaci antiepilettici post-intervento.

    Laddove le convulsioni abbiano origine in un’area cerebrale che non può essere asportata sarà possibile ricorrere a un diverso intervento chirurgico, denominato trans-sezione subpiale multipla, grazie al quale viene impedita la diffusione delle convulsioni in altre zone cerebrali.

    La chirurgia può essere talvolta associata a gravi complicazioni, con possibile alterazione delle capacità cognitive. 

    Altre Terapie dell'epilessia

    Stimolazione del nervo vago. La stimolazione del nervo vago prevede l’impianto di un dispositivo, denominato appunto stimolatore del nervo vago, sotto la cute del torace, in maniera simile a un  pacemaker cardiaco. I cavi dello stimolatore sono collegati al nervo vago nel collo del paziente. Il dispositivo, alimentato a batteria, invia degli impulsi elettrici attraverso il nervo vago fino al cervello. Non è ancora chiaro come questo riesca ad inibire le convulsioni, ma è stata osservata una riduzione del 20-40% delle crisi epilettiche. La maggior parte dei pazienti deve tuttavia continuare ad assumere farmaci antiepilettici, ma con un dosaggio ridotto. Possibili effetti collaterali sono rappresentati da mal di gola, voce roca, dispnea e tosse.

    Dieta chetogenica. Alcuni bambini affetti da epilessia hanno manifestato un riduzione delle convulsioni seguendo una rigida dieta ricca in grassi e povera in carboidrati. Con questa dieta, denominata dieta chetogenica, il corpo scinde i grassi al posto dei carboidrati per produrre energia. Dopo alcuni anni le convulsioni scompaiono e la dieta può essere interrotta. Gli effetti collaterali della dieta chetogenica – rari se la dieta viene accuratamente monitorata - includono disidratazione, stipsi, rallentamento della crescita per carenze nutritive, e accumulo ematico di acido urico con possibile comparsa di calcoli renali. 

    Trattamenti futuri

    I ricercatori stanno studiando la stimolazione cerebrale come trattamento potenziale per l’epilessia. Tale stimolazione prevede l’impianto di elettrodi in zone cerebrali specifiche. Gli elettrodi sono collegati a un generatore impiantato nel torace o nel cranio. Gli impulsi inviati al cervello dovrebbero ridurre le convulsioni. Un ulteriore studio riguarda la radiochirurgia stereotattica come trattamento potenziale di alcune forme di epilessia. Il trattamento prevede l’irradiamento diretto di specifiche aree cerebrali che causano l’epilessia.


    Letteratura

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    • 11.07.2019
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