Epatite C
L’epatite C è una malattia epatica contagiosa, dovuta all’infezione del fegato da parte del virus dell’epatite C (Hepatitis C virus, HCV). L’HCV è uno dei virus più comuni che infettano il fegato e si trasmette attraverso il sangue delle persone infette.
L’epatite C può variare in termini di gravità da una forma lieve della durata di poche settimane a una malattia cronica, che dura tutta la vita. L’infezione cronicizza nel 70-85% dei pazienti, il 20% sviluppa nel tempo cirrosi.
Ogni anno, 3-4 milioni di persone si infettano con l’HCV e 150 milioni di persone ne sono cronicamente infette e sono quindi a rischio di sviluppare cirrosi e/o epatocarcinoma. L’infezione cronica da HCV è la principale causa di morte per malattia epatica ed è l’indicazione più comune al trapianto di fegato.
Il virus dell’epatite C (HCV)
L’HCV è un virus a RNA a singola catena appartenente alla famiglia del Flavivirus.
Ne sono stati identificati almeno 6 genotipi distinti e, al loro interno, molti sottotipi diversi. Le differenze genotipiche interferiscono con l’immunità umorale del paziente. E’ stata dimostrata l’esistenza di anticorpi neutralizzanti l’HCV, ma hanno vita breve e l’infezione da HCV non ha dimostrato di indurre un’immunizzazione duratura nei confronti delle reinfezioni anche con lo stesso isolato virale. La prevalenza dei diversi genotipi virali varia nelle diverse aree geografiche. I diversi genotipi hanno mostrato differenze nella patogenicità e nella risposta alla terapia antivirale.
Epidemiologia
La prevalenza globale dell’infezione da HCV è stata stimata al 2-3%, il che equivale a 130-170.000.000 di persone infette. La distribuzione dell’infezione da HCV è molto variabile, con una prevalenza nei singoli paesi che varia da <1% a> 10% . La prevalenza più elevata è stata segnalata in Africa e in Medio Oriente, con una minore prevalenza nelle Americhe, Australia ed Europa settentrionale e occidentale. In Africa, la più alta prevalenza di infezione da HCV è stata riportata in Egitto e Camerun (> 10%) .
Secondo una revisione sistematica dei dati disponibili, si stima che 7,3-8.800.000 persone (1,1-1,3%) in Europa presentino un’infezione da HCV. In Europa si registra una prevalenza eterogenea dell'epatite C, con tassi intermedi-alti (> 2,5%) in Europa orientale e meridionale (Romania, Russia e Italia), e tassi di prevalenza bassi (≤ 1%) riportati in Europa Nord-occidentale (Paesi Bassi, Norvegia e UK).
Trasmissione
L'HCV si trova prevalentemente nel sangue; la trasmissione, pertanto, può avvenire solo mediante il passaggio di sangue da una persona infetta. Gli altri liquidi biologici (saliva, lacrime, urine, sperma, secrezioni vaginali) non sono veicoli di trasmissione.
Le vie di contagio più comuni sono:
- Condivisione con persone portatrici di virus di oggetti personali appuntiti o taglienti (rasoi, forbici, lamette, spazzolino da denti);
- Condivisione di aghi o altri strumenti infetti, tipicamente in chi fa uso abituale di droghe;
- Esecuzione di tatuaggi o body piercing effettuati con strumenti non sterilizzati;
- Ricorso a cure estetiche con materiale contaminato;
- Attività sessuale traumatica e i rapporti sessuali promiscui, con possibile sanguinamento del soggetto infetto. Le pratiche omosessuali rientrano in questa categoria;
- Trasmissione madre infetta-figlio (evento raro);
- Punture accidentali con aghi infetti nelle categorie professionali a rischio (ad es. personale sanitario, sebbene questo sia un evento raro).
Prima degli anni '90 la principale via di trasmissione era rappresentata dalle trasfusioni di sangue ed emoderivati, dall’ospedalizzazione e dall’utilizzo di sostanze stupefacenti endovena. L’identificazione del virus nel 1989, e il conseguente sviluppo di test mirati alla sua individuazione (che hanno anche permesso di introdurre test di screening efficaci (1992)), ha portato ad azzerare il rischio trasfusionale di trasmissione e ha reso le procedure mediche più sicure.
In questi anni, il virus dell’epatite C continua a circolare attraverso l’utilizzo di sostanze stupefacenti per via endovenosa o nasale e a causa del ricorso a cure estetiche, tatuaggi o piercing che utilizzano materiale poco sicuro perché non ben sterilizzato. La trasmissione eterosessuale è inefficiente, tanto che l’OMS non raccomanda rapporti protetti in coppie monogame a lungo termine, mentre un rischio di trasmissione maggiore sembrerebbe essere associato all’utilizzo di pratiche omosessuali. La trasmissione perinatale è rara ma non nulla, tuttavia il parto cesareo non è raccomandato. In ogni caso, un soggetto con infezione da HCV, a prescindere dalla severità del danno epatico, è potenzialmente in grado di trasmettere l’infezione.
Le categorie considerate maggiormente a rischio di infezione da HCV, identificate dall’Associazione Italiana per lo Studio del Fegato, includono:
- Soggetti con evidenze di danno epatico; in particolar modo, i soggetti con livelli di transaminasi epatiche persistentemente al di sopra della norma
- Soggetti con tatuaggi e piercing effettuati in ambienti non sicuri sotto un profilo igienico, che non assicurano pertanto la sterilità del materiale utilizzato (ad es. nelle carceri o in strutture con un'igiene scadente);
- Soggetti che hanno fatto/fanno uso di droghe iniettate per via endovenosa, anche se in maniera non continuativa;
- Operatori sanitari;
- Personale di pubblica sicurezza;
- Soggetti con infezione da virus dell’HIV (virus dell’immunodeficienza acquisita);
- Persone sottoposte a emodialisi;
- Persone che provengono da aree endemiche;
- Bambini nati da madri con anticorpi anti-HCV;
- Persone che hanno trascorso lunghi periodi in carcere.
Prevenzione
Ad oggi, non è stato ancora possibile sviluppare un vaccino che prevenga l’infezione da HCV, pertanto l’unico metodo efficace per non essere contagiati rimane evitare l’esposizione a situazioni a rischio.
Per minimizzare il rischio di contrarre l’infezione da un soggetto infetto, è necessario adottare alcune misure preventive:
- Evitare la condivisione con chi è portatore del virus di oggetti per l’igiene personale appuntiti e/o taglienti;
- Evitare di riutilizzare aghi o altri strumenti che perforano la pelle, ad esempio per eseguire tatuaggi o body piercing;
- Evitare di riutilizzare aghi già usati per iniettarsi droghe o farmaci;
- Evitare attività sessuali traumatiche che possono provocare sanguinamento o lacerazioni, ed evitare i rapporti sessuali durante le mestruazioni; l’uso del profilattico riduce il rischio di infezione;
- Disinfettare e coprire ogni eventuale perdita di sangue a seguito di ferite o abrasioni cutanee.
Il virus dell’epatite C si trasmette solo tramite sangue; esistono pertanto numerosi gesti e azioni della vita quotidiana che è possibile fare senza alcun pericolo di trasmettere l’infezione da HCV:
- Stringere la mano
- Tossire o starnutire
- Baciarsi
- Usare lo stesso bagno
- Tenere un bambino in braccio
- Mangiare cibo preparato da un soggetto con infezione da HCV
- Condividere posate o stoviglie
- Nuotare nella stessa piscina
Convivere con la malattia
Nonostante il fegato sia un organo che riveste un ruolo centrale in tutti i processi metabolici dell'organismo e benché l'infezione da virus dell'epatite C sia responsabile della comparsa di una malattia cronica, attualmente non esistono né linee guida né raccomandazioni delle Società Scientifiche che evidenzino la necessità di seguire regole alimentari o uno stile di vita specifici.
La presenza di un'infezione cronica non è di per sé motivo tale da condizionare scelte drastiche in tal senso, fatto salvo alcune eccezioni. In particolare, come riportato di seguito, è sufficiente seguire una dieta equilibrata, astenersi dall'assunzione di alcolici ed evitare il sovrappeso.
- Seguire un'alimentazione regolare e bilanciata: seguire una dieta varia ed equilibrata dovrebbe rappresentare una regola base per ciascuno, indipendentemente dalla concomitante presenza di una malattia epatica.
- Ridurre l'assunzione di cibi grassi: è stato recentemente dimostrato che il sovrappeso e condizioni dismetaboliche possono essere responsabili dell'accumulo di grassi all'interno del fegato (steatosi) e dello sviluppo, in alcuni casi, di un processo infiammatorio cronico che prende il nome di steatoepatite. I pazienti con infezione cronica da HCV possono essere maggiormente suscettibili a un danno metabolico, esattamente per lo stesso motivo per cui sono più suscettibili a un eventuale danno da alcol. Inoltre, non bisogna dimenticare che determinati tipi di virus dell'epatite C sono di per sé steatogeni, ovvero sono caratterizzati dall'indurre un maggiore accumulo di grassi all'interno delle cellule del fegato. Proprio per questi motivi, le persone affette da infezione cronica da HCV, indipendentemente dalla gravità del danno epatico, dovrebbero limitare l'assunzione di eccessive quantità di grassi e di alimenti che possano favorire il sovrappeso. Senza dimenticare, tuttavia, che i lipidi fanno parte dei nutrienti fondamentali di cui l'organismo ha bisogno e che pertanto non devono essere eliminati dalla dieta.
- Evitare l'assunzione di alcol: il fegato rappresenta la sede del metabolismo dell'alcol. È dimostrato che quantità eccessive di alcol possono portare alla comparsa di epatite cronica ed, eventualmente, a cirrosi. In aggiunta a questo, non bisogna dimenticare che l'alcol è una sostanza estremamente calorica che, come tale, è responsabile della comparsa di steatosi e, più in generale, di aumento ponderale. In pazienti con infezione cronica da HCV, l'alcol non agisce soltanto con un meccanismo additivo, ovvero aggiungendo un danno a un danno già causato da un altro agente, ma con meccanismo sinergico, ovvero potenziando l'azione lesiva del virus dell'epatite C.
- Caffè: nonostante siano necessarie ulteriori conferme, alcuni studi recentemente pubblicati su riviste scientifiche internazionali avrebbero dimostrato il ruolo protettivo della caffeina sulla progressione della fibrosi epatica e sulla comparsa di tumore epatocellulare. In attesa di dati a conferma, è necessario sottolineare che l'abuso di caffeina va evitato, in considerazione degli effetti collaterali a cui può portare.
- Tabacco: i dati presenti in letteratura sull'interazione tra fumo di sigaretta e HCV sono pochi e tutt'altro che definitivi. Alcuni lavori hanno dimostrato un'aumentata incidenza di tumori primitivi del fegato in pazienti HCV fumatori; tuttavia, in questi pazienti il consumo di tabacco era quasi sempre accompagnato dall'assunzione regolare di alcol, per cui ad oggi non è ben chiaro se il fumo di per sé possa effettivamente rivestire un ruolo indipendente nello sviluppo del tumore.
- Perdita di peso e attività sportiva: in considerazione di quanto detto prima sul rapporto tra HCV, steatosi e sovrappeso, appare chiaro come una regolare attività sportiva e, nel caso dei pazienti in sovrappeso, il calo ponderale, possano effettivamente essere d'aiuto, portando all'eliminazione di un co-fattore di danno epatico. Inoltre, l'attività fisica di per sé migliorerebbe il funzionamento dei complessi sistemi enzimatici dell'organismo deputati alla regolazione del metabolismo lipidico.
- Pazienti in terapia antivirale: i pazienti in terapia antivirale possono sovente avvertire una riduzione dell'appetito e manifestare calo ponderale. Non è infrequente la nausea. Tali effetti collaterali sono per lo più reversibili alla sospensione del trattamento, in quanto costituiscono effetti secondari dei farmaci utilizzati. Durante il trattamento non è necessario prendere precauzioni particolari. È sufficiente un introito calorico anche modesto, che può essere facilitato dall'assunzione frequente di piccole quantità di cibo durante la giornata.
- Pazienti con epatopatia avanzata: i pazienti con malattia avanzata rappresentano una categoria a parte di pazienti con infezione HCV, e come tali necessitano di un'aderenza meticolosa ad alcune regole alimentari che fanno parte della terapia e che vengono fornite dal Medico Specialista.