Carcinoma mammario: Fattori di rischio e biologia molecolare
I tre fattori nella vita di una donna che hanno maggiore impatto sull’incidenza del carcinoma della mammella sono l’età di comparsa del menarca, l’età al momento della prima gravidanza a termine e l’età di insorgenza della menopausa.[1]
Agire su alcuni fattori di rischio modificabili riduce il rischio di sviluppare un carcinoma mammario.[2]
In uno studio recentemente pubblicato è stato presentato un modello di predizione del rischio assoluto per le donne italiane, che individua tre fattori modificabili (attività fisica, consumo di alcool e body mass index) su cui impostare strategie di prevenzione specialmente attraverso una regolare attività fisica quotidiana, abbinata ad una dieta equilibrata (tipo mediterranea), fattori che consentono un miglioramento dell’assetto metabolico e ormonale. [2]
Lo studio citato mostra come l’intervento su questi fattori possa ridurre il rischio in 20 anni dell’1,6% in menopausa, arrivando al 3,2% nelle donne con anamnesi familiare positiva e al 4,1% nelle donne ad alto rischio (circa il 10% dell’intera popolazione). [2]
Fattori di richio di carcinoma della mammella[2]
- Età (il rischio aumenta con l’aumentare dell’età)
- Precedente radioterapia toracica (soprattutto se eseguita prima dei 30 anni)
- Storia personale di tumore della mammella
- Precedenti patologie mammarie (iperplasia atipica, carcinoma lobulare in situ)
- Anomalie mammografiche (microcalcificazioni)
- Storia familiare di tumore della mammella (madre e/o sorella)
- Menarca precoce
- Nulliparità
- Mancato allattamento al seno
- Prima gravidanza a termine in età più avanzata (> 30 anni)
- Menopausa tardiva
- Stile di vita: obesità, scarsa attività fisica, uso di alcool, elevato consumo di carboidrati e grassi saturi
- Terapia ormonale sostitutiva
- Fattori genetici: il 5-7% dei tumori mammari è legato a fattori ereditari:
- Mutazione di BRCA 1 e/o BRCA 2 (presenti nei 2/3 dei casi)
- Mutazioni del gene ATM (Ataxia Telangiectasia Mutated ) o del gene CHEK2
- Sindrome di Li-Fraumeni (mutazione di p53)
- Sindrome di Cowden (mutazione del gene PTEN)
- Altre sindromi: atassia-teleangectasia, sindrome di Peutz-Jeghers
Biologia molecolare
La crescita e lo sviluppo della mammella normale sono regolati da una complessa interazione di ormoni e fattori di crescita: estrogeni, progesterone, androgeni, prolattina, glucocorticoidi, ormone tiroideo, insulina e fattori di crescita insulino-simili, fattori di crescita fibroblastici (come l’epidermal growth factor [EGF] e il transformig growth factor [TGF] alfa e beta). Quando avviene la trasformazione maligna, le cellule possono continuare a esprimere i recettori per molti di questi ormoni mantenendo un certo grado di ormono-dipendenza.
- Recettori per gli estrogeni (ER): ne esistono di 2 tipi, ERα e ERβ, codificati da geni diversi, localizzati su cromosomi diversi. Nel carcinoma della mammella ha maggiore importanza ERα, mentre il ruolo di ERβ non è ancora chiaramente definito. Generalmente si ritiene che le cellule proliferanti dell’epitelio mammario siano quelle ER+, ma in realtà sembra che la proliferazione di cellule ER+ possa essere la conseguenza di un’alterata regolazione del sistema normale di controllo della proliferazione dell’epitelio mammario, piuttosto che un indicatore della cellula di origine.
- Recettore per il progesterone (PgR): il gene che codifica per questo recettore è regolato dagli estrogeni, il che spiega perché, nella maggior parte dei casi, i tumori ER+ sono anche PgR+. Anche in questo caso esistono 2 isoforme: PgRα e PgRβ. PgR media l’interazione, dopo stimolo progestinico, con varie molecole citoplasmatiche ad attività tirosinchinasica, comprese la MAP-chinasi.
- Alterazioni genetiche somatiche. Il carcinoma della mammella si sviluppa attraverso l’accumulo sequenziale di alterazioni comprendenti più spesso l’attivazione di oncogeni e l’inattivazione di geni oncosoppressori. Comprendono:HER2, tp53 e altre alterazioni minori.
- Alterazioni genetiche germinali. Comprendono BRCA-1 e BRCA-2, geni oncosoppressori, che hanno l’importante funzione biologica di mantenere la stabilità del genoma. Le proteine BRCA-1 e 2 impediscono la ricombinazione inappropriata del DNA e hanno un ruolo centrale nella riparazione delle rotture della doppia elica del DN, soprattutto BRCA-1, che riconosce e segnala la presenza del danno al DNA e contribuisce a ripararlo. Sebbene la mutazioni di BRCA 1 e 2 comportino un rischio elevato di carcinoma mammario, esiste tuttavia una notevole variabilità del rischio inter-individuale, correlabile all’azione di fattori ambientali e genetici.
Bibliografia
- Harrison. Principi di Medicina Interna. 15° edizione. McGraw-Hill.
- Aiom. Linee guida neoplasie della mammella. Edizione 2013 (aggiornamento a luglio 2013).