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    Attività fisica e tempo davanti alla TV: conferme dagli Stati Uniti

    Arem H. et al, J Clin Oncol 2015

    Dedicare tempo all’attività fisica e sottrarne ad attività sedentarie, come guardare la televisione, sono buone abitudini, trasversalmente raccomandate a più riprese da autorevoli esponenti del mondo della medicina sui più vari mass-media e social network.

    Sebbene la comunicazione sull’importanza di uno stile di vita attivo sia oggi radicata anche alle nostre longitudini, i colleghi statunitensi affrontano da tempo queste tematiche con particolare interesse, probabilmente anche in risposta alle spiccate esigenze di educazione alimentare e allo stile di vita in una popolazione tanto eterogenea.

    Non stupisce pertanto che arrivino ancora una volta dagli Stati Uniti dati metodologicamente solidi sull’impatto di attività fisica e tempo davanti alla TV, preso come indicatore della predisposizione a una vita sedentaria, questa volta valutati in una popolazione di pazienti operati di carcinoma colorettale.

    I risultati, pubblicati sul Journal of Clinical Oncology, derivano dal progetto “AARP Diet and Health Study” del National Institutes of Health, un vasto programma di ricerca che mira a “migliorare la nostra conoscenza della relazione tra abitudini alimentari e salute” attraverso la compilazione di questionari tra gli iscritti all’AARP (American Association of Retired Persons), soggetti tra i 50 e i 71 anni residenti in 8 diversi stati.

    I dati relativi alle abitudini prima e dopo la diagnosi di carcinoma colorettale erano disponibili rispettivamente per 3797 e 1759 pazienti radicalmente operati (i pazienti con malattia metastatica sono stati esclusi dall’analisi). In sintesi, almeno 7 ore di attività fisica alla settimana prima della diagnosi si associano a una riduzione del 20% di rischio di morte. Coerentemente, la stessa attività sportiva eseguita dopo la diagnosi riduce il rischio di morte del 31% indipendentemente dalle abitudini precedenti alla diagnosi. Più di 4 ore al giorno di TV sia prima che dopo la diagnosi si associano invece ad un incremento del rischio di morte del 20%. Analizzando i due elementi insieme, i pazienti che fanno attività fisica e guardano poca TV sono quelli con la migliore aspettativa di vita, e, dato interessante, il vantaggio dall’attività fisica è molto più marcato in chi guarda poca TV rispetto a chi ne guarda tanta.

    Gli autori formulano alcune ipotesi biologiche legate al possibile impatto del metabolismo sulla crescita e progressione tumorale (es. relazione tra livelli plasmatici di insulinemia e rischio di cancro colorettale; proprietà pro- e anti-infiammatorie di alcune adipocitochine), oltre che sulle altre possibili cause di mortalità.

    I risultati di questo ampio studio osservazionale forniscono pertanto uno spunto di riflessione sull’importanza di rafforzare il messaggio sullo stile di vita in generale, e su attività fisica e vita sedentaria in particolare, anche dopo la diagnosi di carcinoma colorettale.

    Correggere le abitudini scorrette rappresenta un compito del medico al pari dell’individuazione dell’intervento terapeutico più adeguato per il singolo paziente. I dati presentati da Arem e collaboratori sottolineano l’importanza di questo tipo di comunicazione. 

     

     

     

     

     

    Take home messages:

    • Attività fisica (7 ore alla settimana) e poca TV (meno di 4 ore al giorno) riducono indipendentemente il rischio di mortalità in pazienti operati di carcinoma colorettale.
    • L’effetto positivo dell’attività fisica è meno evidente in chi conduce una vita sedentaria (più di 4 ore di TV al giorno)
    • Le abitudini post-diagnosi impattano sulla sopravvivenza dei pazienti in modo analogo alle abitudini pre-diagnosi, ad indicare come non sia mai troppo tardi per suggerire ai pazienti di far proprie le buone abitudini.

     

     

    Per visualizzare l’articolo completo clicca qui

     

     

     

    Autori dei Commenti

    Mario Scartozzi

    Oncologia Medica all’AOU, Azienda Ospedaliera Universitaria, di Cagliari. Università degli Studi di Cagliari

    Chiara Cremolini
    Oncologia, Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, Pisa

     

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    • 11.07.2019
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