Nuove prospettive nel trattamento di pazienti affetti da cancro colorettale metastatico
Zumwalt TJ et al. Curr Colorectal Cancer Rep. 2015 Jun 1;11(3):125-140.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una lenta, ma costante rivoluzione nel trattamento dei pazienti affetti da carcinoma colorettale metastatico.
L’introduzione dei farmaci antiangiogenici (bevacizumab, aflibercept), dei farmaci anti-EGFR (cetuximab e panitumumab solo per i pazienti RAS wild type) e di regorafenib (inibitore multitarget orale) ha, infatti, ampliato le possibilità di trattamento e portato, insieme al costante miglioramento della terapia di supporto (concetto di simultaneous care) la sopravvivenza mediana di questi pazienti a raggiungere e talvolta superare i 30 mesi.
Molto recentemente un altro importante capitolo si è aperto con la dimostrazione di efficacia di pembrolizumab (anti PD-L1) in pazienti affetti da carcinoma colorettale metastatico con instabilità dei microsatelliti (MSI).
Questi dati stanno attualmente funzionando come una sorta apripista per l’introduzione di trattamenti immunodiretti anche in questa patologia.
Nella review di Zumwalt e Collaboratori vengono prese in esame alcune modalità di manipolazione del sistema immune che potrebbero trovare applicazione anche nel carcinoma del colon-retto.
In questo ambito i meccanismi più interessanti da un punto di vista terapeutico sembrerebbero essere la terapia con anticorpi, la terapia adottiva con cellule T e vaccini con cellule dendritiche.
Tra gli anticorpi monoclonali a parte pembrolizumab i cui risultati nei pazienti con tumore MSI sono stati già discussi, sono in corso studi con anticorpi anti CTLA-4 (ipilimumab, tremelimumab), anti PD1 (MDX-110 e BMS-936558) e altri anticorpi anti PD-L1 (BMS-936559).
I risultati preliminari sono complessivamente promettenti e confermano la via immune come un target terapeutico fondamentale.
La terapia adottiva con cellule T ha lo scopo di introdurre un numero molto elevato di effettori T diretti contro il tumore allo scopo di aggirare la necessità di ridurre la tolleranza agli antigeni tumorali stessi. L’utilizzo di tale meccanismo può avvenire in maniera molteplice, ma in genere incontra alcune difficoltà di applicazione pratica, che lo rendono difficilmente trasferibile nell’immediato.
Molto simili sono anche le considerazioni relative all’uso di vaccini capaci di attivare, potenziare la risposta immune anti-tumorale.
Nonostante, infatti, i molteplici tentativi con vaccini ingegnerizzati su diversi antigeni tumorali i risultati sono stati finora di scarsa applicabilità clinica.
Nel complesso nonostante i numerosi studi in corso e le diverse modalità applicabili l’impressione generale è che l’uso di anticorpi monoclonali possa rappresentare la via più promettente e più facilmente implementabile nella pratica clinica per sfruttare il sistema immune come arma anti-cancro anche nei tumori del colon.
- L’immunoterapia si sta affacciando come arma terapeutica aggiuntiva anche per i pazienti con tumore del colon metastatico;
- Le opzioni in studio sono molteplici e vanno dall’uso di anticorpi monoclonali (anti-PD1, PD-L1, CTLA-4), terapia adottiva con cellule T fino alla messa a punto di vaccini;
- Attualmente gli anticorpi monoclonali sembrerebbero rappresentare l’opzione più promettente tra quelle in studio sulla base dei risultati evidenziati, del profilo di tossicità e della riproducibilità.
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Autori dei Commenti
Mario Scartozzi
Oncologia Medica all’AOU, Azienda Ospedaliera Universitaria, di Cagliari. Università degli Studi di Cagliari
Chiara Cremolini
Oncologia, Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana, Pisa