Perché effettuare il follow-up del carcinoma al colon retto?
Gli obiettivi del follow-up post-trattamento sono:
- individuare una ricaduta di malattia potenzialmente resecabile
- identificare seconde neoplasie
- rilevare le possibili sequele delle cure ricevute. [1]
Circa l’80% delle ricadute di malattia avviene entro i 3 anni dalla chirurgia e il 95% entro i 5 anni; ne consegue che i controlli sono più frequenti nei primi anni per poi diradarsi nel tempo. Il tipo ed il numero di analisi che vengono condotte variano in funzione dello stadio di malattia alla diagnosi e della sua localizzazione. Le indagini più frequentemente impiegate sono:
- l’esame clinico
- il dosaggio del CEA (antigene carcinoembrionario)
- la colonscopia
- la sigmoidoscopia (solo nei pazienti operati per carcinoma del retto)
- la TAC del torace e dell’addome
- la TAC o la RMN pelvica (solo nei pazienti operati per carcinoma del retto)
- l’ecografia dell’addome
- la radiografia del torace. [1]
Nei pazienti con carcinoma allo stadio I (tumore scarsamente invasivo, T1 o T2, senza interessamento dei linfonodi, N0, o metastasi M0), visto il rischio estremamente limitato di ricaduta, può essere raccomandato un programma di sorveglianza che preveda i soli esami endoscopici. [1]
Bibliografia
- Linee guida AIOM - TUMORI DEL COLON RETTO - Edizione 2014