Anemia chemio-indotta
L’anemia è un termine utilizzato per descrivere una carenza di globuli rossi (eritrociti), o del loro contenuto in emoglobina (Hb), necessari per preservare un’adeguata ossigenazione dei tessuti. Si definisce anemia una concentrazione di Hb < 14 g/dL o un ematocrito (Hct) < 42% nei maschi adulti a un’Hb< 12 g/dL e un Hct < 37% nelle donne adulte1. L’anemia è una condizione molto frequente nei pazienti neoplastici e la sua gravità dipende da fattori legati al paziente, al tipo di tumore e al tipo di trattamento antineoplastico. La soppressione midollare indotta da chemioterapia è la più comune tossicità dose-limitante e si manifesta come anemia, leucopenia, piastrinopenia. Il nadir dei valori all’esame emocromocitometrico si verifica di solito 10-14 giorni dopo il trattamento. Per quanto un certo grado di anemia sia atteso con la chemioterapia, raramente sono necessarie trasfusioni, tranne che con i regimi dose-intensivi. Inoltre, non esiste un singolo valore di Hb sotto il quale tutti i pazienti debbano essere sottoposti a trasfusioni per l’anemia chemio-indotta; piuttosto, eventuali trasfusioni vanno considerate solo dopo aver attentamente valutato gli obiettivi a lungo termine della terapia e pesato il rapporto rischio-beneficio per ogni singolo paziente.